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dai GIORNALI di OGGI"Timidi segnali di ripresa, ma la crisi non è affatto finita". "Alzare l'età pensionabile" Marcegaglia: non abbassare la guardia Il presidente degli industriali a Berlusconi: "Ha grande consenso, l o usi per fare le riforme indispensabili" Emma Marcegaglia ha anche puntato l'obiettivo sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione che tanto penalizzano le imprese. "Resto convinta che questa sia una vergogna e chiedo perciò quando e come saremo pagati". 2009-05-22 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-05-22 "Timidi segnali di ripresa, ma la crisi non è affatto finita". "Alzare l'età pensionabile" Marcegaglia: non abbassare la guardia Il presidente degli industriali a Berlusconi: "Ha grande consenso, lo usi per fare le riforme indispensabili" Il testo della relazione di Emma Marcegaglia (pdf)MILANO - "La crisi non è affatto finita, il cammino è difficile e non bisogna abbassare la guardia". Lo ha detto Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani, nel corso dell'assemblea di Confindustria al Parco della Musica di Roma - attualmente in corso (leggi il testo integrale dell'intervento in pdf)- che ha chiamato a raccolta più di un migliaio di imprenditori e diversi esponenti del mondo istituzionale. "SUBITO LE RIFORME" - Il concetto era stato già espresso nella giornata di mercoledì sia all'incontro a porte chiuse degli industriali sia nel faccia a faccia avuto in serata a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il premier è presente in prima fila anche all'assemblea di oggi, al fianco del presidente della Camera, Gianfranco Fini, e di diversi rappresentanti del mondo politico e sindacale. E proprio a lui è riservato uno dei passaggi più "politici" dell'intervento: "Il consenso che lei ha saputo conquistarsi è un patrimonio politico straordinario. Lo metta a frutto. Usi quel patrimonio per le riforme che sono necessarie. Lo faccia adesso". "La crisi - ha aggiunto - non può essere l'alibi per non fare le riforme di cui abbiamo bisogno". Berlusconi, che è intervenuto subito dopo, si è detto concorde e ha sottolineato che in Italia la situazione è meno grave rispetto ad altri Paesi e che quindi bisogna smetterla con quella che ha definito la "canzone del pessimismo" suonata, a suo dire, da media e opposizione. LA "TEMPESTA PERFETTA" - "Siamo in una crisi violentissima che metterà a dura prova la nostra capacità di tenuta - ha detto ancora la numero uno di viale dell'Astronomia - . La reazione è stata vigorosa e si intravedono segnali di miglioramento. Ma sarebbe errore abbassare la guardia, le difficoltà non sono finte". Per la Marcegaglia, la crisi è la "tempesta perfetta" che "nessuno è stato in grado di prevedere nè di prevenire". Si è creato negli ultmi mesi un "ambiente favorevole allo scoppio di diverse bolle speculative. Poi ,dopo crac di Lemhan Brothers, si è diffuso un vero e proprio panico". "Si può sperare di vedere segnali di miglioramento entro la fine di quest'anno - ha poi sottolineato -. Ma non illudiamoci: la politica economica deve ancora fare la sua parte". La Marcegaglia ha poi esortato ad un "riequilibrio dei conti pubblici". "Nuove risorse sono necessarie per realizzare interventi", finanziare opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della pubblica amministrazione - ha insistito la leader confindustriale, precisando che le risorse "devono venire dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l'incidenza della spesa corrente". "ALZARE L'ETA' PENSIONABILE" - Il presidente degli industriali ha poi parlato di riforma previdenziale: "Siamo il Paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil, contro il 9,5% dei Paesi avanzati - ha evidenziato -. L'unica via sostenibile per difendere le prestazioni previdenziali e reperire le risorse per crescere è ritardare il ritiro dal lavoro". Poi l'esortazione a lavorare per una maggiore crescita economica, senza la quale "anche pensioni basse non potranno essere pagate". L'APPELLO ALLE BANCHE - La Marcegaglia ha riservato una parte del suo intervento anche al sistema creditizio: "Le imprese sono schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltà di incasso dei pagamenti. Non bisogna far venir meno l'ossigeno del credito bancario". "Chiedo a tutte le banche che vivono con il territorio - ha aggiunto - di non abbandonare le imprese in questi momenti così difficili. Ci stiamo giocando il futuro del Paese. Da imprenditori pretendiamo che i banchieri tornino a fare il loro mestiere: sostenere l'economia che investe". LA RIFORMA DEI CONTRATTI -Quanto alla riforma dei contratti, la leader degli industriali ha spiegato di avere "fatto di tutto per convincere la Cgil, ma la Cgil non ha creduto in questo cambiamento". "Abbiamo deciso di andare avanti - ha poi aggiunto - perchè la modernizzazione del Paese non può arrestarsi di fronte ai veti. La Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del Paese. I fatti ci daranno ragione". LE INFRASTRUTTURE MANCANTI - "Per le infrastrutture abbiamo apprezzato gli sforzi del ministro Matteoli volti ad accelerare i cantieri e riprogrammare le risorse disponibili a favore delle opere strategiche e di quelle immediatamente realizzabili" ha detto ancora la Marcegaglia, che ha tuttavia sottolineato come "nonostante gli annunci, dagli stessi documenti ufficiali del governo (Ruef), non risulta alcun aumento degli investimenti pubblici nel 2009".
21 maggio 2009(ultima modifica: 22 maggio 2009)
"ADESSO SI VINCE CON LE RIFORME" Marcegaglia: "La crisi non è finita" L'intervento all'assemblea privata di Confindustria. L'incontro con il premier Emma Marcegaglia Emma Marcegaglia ROMA - Avanti con le riforme. Della previdenza, degli ammortizzatori sociali, e avanti con la liberalizzazione delle municipalizzate e con il taglio della spesa pubblica improduttiva. "Perché la crisi non è affatto finita, il cammino è difficile e non bisogna abbassare la guardia". Emma Marcegaglia lo ha detto ieri davanti agli oltre 1.300 imprenditori riuniti per l'assemblea privata di Confindustria e lo ripeterà oggi in quella pubblica davanti a molti rappresentanti del governo. Così come sicuramente lo ha detto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il quale ha avuto in serata un colloquio riservato a Palazzo Chigi. Una visita di cortesia alla vigilia del tradizionale appuntamento confindustriale per anticipare al premier i contenuti della relazione. La crisi è "grave e vera", ha ribadito la leader degli imprenditori mentre le agenzie di stampa diffondevano le ultime stime Istat in materia di fatturato industriale con un'altra "botta" a marzo superiore al 22% nonostante un lieve rallentamento del calo. Drammatica la situazione degli autoveicoli con una flessione del 27,9% nel fatturato e del 19% degli ordini. Secondo gli economisti del Cerm i dati sono brutti ma "qualche sfumatura positiva" lascia pensare che il peggio è passato. Una lettura della crisi fatta anche da Marcegaglia nei giorni scorsi ma che oggi preferirà "tagliare" sull'emergenza delle riforme per non allentare la tensione. La tesi del presidente è che le riforme vanno fatte adesso "perché bisogna mettere il Paese in grado di avere livelli accettabili di crescita una volta che verrà la ripresa". Interessante vedere come reagirà il governo oggi. La posizione dei ministri chiave dell'economia, come Giulio Tremonti (Tesoro) e Maurizio Sacconi (Welfare) è quella di attendere tempi migliori per mettere mano a riforme delicate come quella delle pensioni e del sistema del welfare. Il rischio sarebbe quello di creare ansia e stress a milioni di lavoratori già prostrati dalla crisi economica. Marcegaglia, riscuotendo numerosi e affettuosi applausi dai "colleghi" imprenditori, ha anche fatto una sintesi delle cose ottenute mel suo primo anno da presidente di Confindustria. Un anno "complicatissimo" che ha visto il mondo trasformarsi totalmente. Molte le questioni affrontate - la più importante quella della liquidità bloccata dalla crisi del sistema bancario internazionale e solo parzialmente risolta - e una ancora da prendere di petto: quella dei debiti incagliati nella palude della Pubblica amministrazione che - "al di là della polemica sulla cifra esatta" - resta comunque enorme e ormai insopportabile per il sistema produttivo. Quanto alla riforma degli assetti contrattuali, il presidente degli imprenditori si è detta "dispiaciuta" per il no della Cgil tornando ad augurarsi per il bene del Paese che Guglielmo Epifani possa ripensarci. Sulle riforme e la necessità di modernizzare il Paese Marcegaglia ha promesso che l'impegno "di Confindustria sarà molto forte". Dopo il colloquio con il premier della durata di quasi un'ora, cena all'Hassler con tutto il direttivo. Roberto Bagnoli 21 maggio 2009
"Nulla contro chi fa quel mestiere, ma meglio Bonanni, mi ha definito libera e concreta" Berlusconi e la "velina" Marcegaglia Lei: "Preferisco mi si dica che sono seria" La battuta-complimento del premier al congresso di Confindustria e la replica della leader degli imprenditori MILANO - Non è piaciuta a Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani, la battuta con cui il premier Silvio Berlusconi ha esordito nel suo intervento all'assemblea annuale di Confindustria, a Roma: "Ieri sera è venuta a trovarmi a Palazzo Chigi e un commesso mi ha detto: "C'è di là una velina". Era la presidente, era in gran forma, elegante, tutta vaporosa perchè aveva una cena: sembrava volasse sui tappeti". "MEGLIO DIRMI CHE SONO SERIA" - La replica della leader confindustriale è però arrivata a distanza di qualche ora, dal congresso della Cisl. All'immagine di "velina" la Marcegaglia dice di preferire quella di "persona seria". "Berlusconi mi ha detto che ero molto elegante e ha aggiunto che sembravo una velina - ha detto Marcegaglia aprendo il suo intervento al congresso del sindacato -. Non ho niente contro le veline, non mi dispiace che mi si dica questo. Quando si hanno più di 40 anni... Ma francamente preferisco quello che mi ha detto Raffaele Bonanni accogliendomi in questa sala, che sono una persona seria, libera e concreta". 21 maggio 2009
"Servono più poteri per l'esecutivo". fini: "parlamento interlocutore ineludibile" Berlusconi: giudici estremisti di sinistra Il premier all'assemblea di Confindustria torna a parlare del caso Mills. L'Anm: "Distrugge il confronto democratico" Silvio Berlusconi durante l'intervento all'assemblea di Confindustria Silvio Berlusconi durante l'intervento all'assemblea di Confindustria MILANO - La sentenza sul caso Mills è "una cosa scandalosa" perché "la realtà è esattamente il contrario di quello che questi giudici hanno scritto, perché si tratta di giudici che sono degli estremisti di sinistra". Doveva essere solo un intervento di saluto, quello di Silvio Berlusconi all'assemblea annuale di Confindustria. Invece si è trasformato in un'arringa contro i magistrati e in un lungo elenco di cose fatte e da fare, con un pizzico di propaganda elettorale in vista delle Europee sul perché sia importante "avere un Pdl forte che sia la prima forza all'interno del Ppe". GIUSTIZIA E CASO MILLS - In un passaggio del suo intervento a braccio, il premier ha parlato delle sue vicende personali e ha spiegato che il suo governo porterà avanti comunque la riforma della giustizia, con la separazione tra le funzioni tra chi giudica e chi rappresenta l'accusa. Perché "Berlusconi ha le spalle larghe e più lo attaccano più ne esce rafforzato", ma qualunque altro cittadino potrebbe non potersi difendere adeguatamente con l'attuale sistema. Dal palco del Parco della Musica, il leader del centrodestra ha dato la propria ricostruzione della vicenda per cui è imputato di corruzione: "Il signor avvocato Mills, che io non ho mai conosciuto, riceve per le prestazioni da un armatore italiano una parcella da 600mila dollari, così per non pagare tasse dice che è una donazione. E quando viene messo sotto pressione e gli si chiede da dove arrivi quel denaro, decide di chiamare in causa un dirigente Fininvest morto... Poi si accorge di quello che ha fatto e finalmente dice la verità". Per Berlusconi a quella sentenza non si doveva neppure arrivare, perché si riferiva tra l'altro a fatti che avrebbero dovuto essere già prescritti". E quanto alle critiche ai giudici, ha sottolineato, "sarebbe assurdo non poter esprimere un'opinione". Soprattutto se queste riguardano la loro non obiettività legata a ragioni politiche (uno dei motivi per cui era stata chiesta dai suoi avvocati la ricusazione di Valentina Gandus). E per spiegarlo nulla di meglio di un paragone calcistico: "Sarebbe come se fosse chiamato Mourinho ad arbitrare una partita Milan-Inter". ANM: "DISTRUGGE CONFRONTO DEMOCRATICO" - Il nuovo attacco rinfocola lo scontro con l'Anm, che ha già definito "inaccettabili le invettive contro i giudici". "Tutti coloro che hanno a cuore le regole della convivenza democratica e il principio di separazione dei poteri dovrebbero intervenire per fermare questo metodo distruttivo del confronto democratico - commenta duramente il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Cascini -. Purtroppo registriamo un crescendo di toni e di invettive che non vorremmo mai ascoltare da chi ha responsabilità di governo. Questo non è un problema dei magistrati, è un problema dei cittadini e del Paese". Il presidente dell'Anm, Luca Palamara chiede, "rispetto" per i singoli magistrati e l'intera istituzione giudiziaria, "nel corretto e reciproco equilibrio tra i poteri dello Stato", e avverte: "La magistratura non vuole essere trascinata su un terreno di contrapposizione che non le appartiene, il clima di scontro fa male al Paese, ai cittadini e mina la fiducia nell'intera istituzione giudiziaria" (ascolta l'audio). LA "CANZONE DEL PESSIMISMO" - Berlusconi ha parlato anche della situazione economica italiana e internazionale, evidenziando come sia "certamente importante la componente psicologica di questa crisi e ho fatto bene a cercare di infondere sempre ottimismo" perché "la fiducia è un fattore cruciale per uscire dalla crisi". Il premier ha citato il caso dei dipendenti pubblici, che non sono assolutamente toccati dalla crisi perché non rischiano licenziamenti e non hanno avuto riduzioni di stipendio. Eppure anche loro, ha raccontato, in un recente sondaggio si sono mostrati senza alcun motivo meno propensi rispetto al passato ad effettuare acquisti, ad esempio il cambio di un'auto. La colpa? La percezione negativa che verrebbe fornita, a suo dire, dai media e dai suoi oppositori. "Bisogna cercare di allontanare questa paura - ha detto Berlusconi - e sono addolorato quando giornali, tv e opposizione cantano la canzone del pessimismo e del catastrofismo". "INVESTIRE SU TURISMO E SANITÀ" - Quanto al rilancio dell'economia, il premier ha parlato della necessità di investire nei mercati emergenti e nell'offerta turistica, ricordando che la recente promozione di Michela Vittoria Brambilla da sottosegretario a ministro va proprio in questa direzione, e nel campo della sanità, un settore dove vi sarà una richiesta di servizi sempre maggiore. Nel corso del suo intervento, Emma Marcegaglia aveva invece sottolineato che c'è bisogno di fare avanzare i cantieri e che al di là di molti annunci non c'è stato nei documenti ufficiali del governo un incremento degli investimenti in questo settore. Berlusconi ha poi detto che dal 2010 saranno avviati i progetti per le "new town" nei capoluoghi di provincia, uno degli interventi previsti per il rilancio dell'edilizia. "IL PREMIER NON HA POTERI" - La presidente di Confindustria lo aveva anche esortato a sfruttare il proprio consenso per effettuare le riforme urgenti dell'assetto istituzionale. Berlusconi si è detto d'accordo, anche perché - ha spiegato - oggi il presidente del Consiglio conta poco, "comprensibilmente dopo il fascismo hanno privilegiato il Parlamento, tutti i poteri ce li ha il Parlamento, che però è pletorico" e sarebbe pure opportuno ridurre il numero dei parlamentari, "ne basterebbero un centinaio, come nel Congresso americano". Ma su quest'ultimo aspetto, il premier non ha preso un impegno in prima persona: "Bisognerà passare per forza per una legge di iniziativa popolare, altrimenti sarebbe come chiedere ai capponi (nella fattispecie i parlamentari che perderebbero il posto, ndr) di votare per anticipare il Natale". Un tema su cui è intervenuto il presidente della Camera Gianfranco Fini, aprendo a Montecitorio i lavori di un seminario sul ruolo del Parlamento nella transizione verso il federalismo fiscale. "L'iter della legge sul federalismo fiscale smentisce la tesi dell'inevitabile tramonto del ruolo del Parlamento come legislatore, della sua presunta marginalizzazione nella definizione delle leggi - ha detto Fini -. Quando riesce a operare attraverso procedure aperte, è e viene percepito dalla società come un interlocutore ineludibile, qualificato e impegnato". Più tardi Fini è tornato sul tema: "L'Assemblea di Montecitorio può essere giudicata, con i suoi 630 membri, pletorica, ma certo non può essere definita né inutile né controproducente". Secondo il presidente della Camera, sarebbe "inaccettabile la privazione del Parlamento, in quanto espressione della sovranità popolare, delle sue essenziali funzioni di indirizzo generale, di controllo dell'operato del Governo, di esercizio del potere legislativo". IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE - Il capo del governo ha anche rivendicato la primogenitura dell'idea di un intervento dello Stato per il salvataggio delle banche: "Non era così scontato, perché all'inizio, a ottobre, altri Paesi erano scettici e hanno assistito inermi alla caduta di alcuni grandi gruppi bancari". LA BATTUTA SULLA "VELINA" - All'inizio del suo intervento, Berlusconi non aveva rinunciato anche ad una battuta all'indirizzo di Emma Marcegaglia: "Ieri sera la presidente di Confindustria è venuta a trovarmi a Palazzo Chigi e un commesso mi ha detto: "C'è di là una velina". Era la presidente, era in gran forma, elegante, tutta vaporosa perchè aveva una cena: sembrava volasse sui tappeti di Palazzo Chigi". 21 maggio 2009 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2008-05-22 La presidente di Confindustria replica al premier, contrapponendo alla sua 'battuta' la definizione data da Raffaele Bonanni: "Preferisco essere considerata onesta e libera" Berlusconi: "Marcegaglia velina" E lei: "Sono una persona seria" Berlusconi: "Marcegaglia velina" E lei: "Sono una persona seria" Il saluto tra Emma Marcegaglia e Silvio Berlusconi ROMA - Berlusconi le dà della velina, sia pure con il sorriso sulle labbra, ma Emma Marcegaglia non ci sta. Una battuta, l'ennesima del premier, pronunciata all'inizio dell'applauditissimo intervento all'Assemblea di Confindustria: "Ieri sera la presidente di Confindustria è venuta a trovarmi a Palazzo Chigi e un commesso mi ha detto: 'C'è di là una velina'. Era la presidente, era in gran forma, elegante, tutta vaporosa perché aveva una cena: sembrava volasse sui tappeti di Palazzo Chigi". Una battuta, appunto, seguita da ampi apprezzamenti sulla relazione appena conclusa da Emma Marcegaglia all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Poche ore dopo la replica della presidente di Confindustria, dal palco del Congresso della Cisl: "Preferisco come mi considera Raffaele Bonanni che quello che ha detto su di me Berlusconi, che mi ha chiamato 'velina'''. Poi la presidente di Confindustria stempera: ''Non ho niente contro le veline e quando si hanno 40 anni fa anche piacere sentirsi dire di essere come una velina. Ma preferisco essere considerata come ha detto Bonanni, una persona seria, onesta e libera che sta portando avanti un lavoro concreto''. (21 maggio 2009)
La relazione della presidente di Confindustria all'Assemblea Annuale Appello diretto al premier Berlusconi: "Riforme subito per uscire dalla crisi" Marcegaglia, pressing sul governo "Occorre maggiore incisività" Altrimenti "la ripresa non arriverà prima del 2013, con gravi rischi per la coesione sociale" Messaggio alle banche: "Tornino a erogare credito". E alla Cgil: "Operi con noi" di ROSARIA AMATO Marcegaglia, pressing sul governo "Occorre maggiore incisività" La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia * Multimedia * Video - Berlusconi: Bella come una velina * 'Io velina'? Emma irritata * La relazione, il premier: 'D'accordo su tutto' * Analisi - Applausi e promesse di ROBERTO MANIA
ROMA - Riforme subito per superare la crisi, consolidare la coesione sociale, "bene assoluto da salvaguardare", rilanciare la produttività e i salari: è l'appello che la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in occasione dell'Assemblea 2009, rivolge al governo e in particolare al premier Silvio Berlusconi, in fila in platea, ricordando che può contare su un consenso che "è un patrimonio politico straordinario", da "mettere a frutto". Entro quest'anno primi miglioramenti. Perché la crisi non è certo superata: "Si nota qualche segno di lieve miglioramento, ma sarebbe un errore abbassare la guardia. Le difficoltà non sono finite. Ci attende un lungo cammino per recuperare i livelli di attività perduta e imboccare la via della crescita". Che potrebbe arrivare prestissimo, nonostante il Pil per il 2009 sia previsto in caduta di "ben oltre il 4%": "Qua e là s'intravede un rimbalzo della produzione. La ripresa è cominciata in Cina. Si può sperare di vedere entro la fine di quest'anno qualche segnale di miglioramento: ma non illudiamoci: il recupero sarà difficile e richiederà tempo". Senza riforme, ripresa solo nel 2013. Quanto tempo, dipende da come si agisce, e in particolare, secondo Confindustria, dalle riforme che il governo farà, e da come le farà: "Senza le riforme, al passo corto che l'economia italiana ha mostrato negli ultimi dieci anni, il ritorno sui livelli produttivi pre-crisi non avverrebbe prima del 2013. Un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale". Soprattutto considerato che "rispetto alla media dei paesi dell'euro, il nostro PIL per abitante è sceso dal 106 per cento alla fine degli anni '80 al 93 per cento del 2008. Una posizione relativa che ci riporta ai primi anni '60". La crisi non può essere un alibi. Gli industriali sono ottimisti: "L'Italia ha le forze vitali e le risorse per riconquistare quel dinamismo che l'ha resa protagonista della scena globale". Ma, perché ciò avvenga, tutti devono fare la loro parte: la politica, le banche, che devono tornare a erogare credito, chiede con forza Marcegaglia, e gli stessi imprenditori, naturalmente. Che al governo chiedono di agire subito per rinnovare il sistema: "La crisi non può essere l'alibi per non fare le riforme di cui abbiamo bisogno, ma anzi in questo momento dobbiamo mobilitare tutte le nostre energie, chiamare a raccolta tutte le forze per una grande azione di ammodernamento delle nostre istituzioni". Risorse per finanziare innovazioni. E, accanto alle riforme, servono le risorse per portarle avanti: "Dopo il fallimento di Lehamann Brothers la crisi è esposta in tutta la sua intensità. La mobilitazione è stata immediata. Ci siamo concentrati su pochi interventi di massima efficacia. Questi interventi richiedono nuove risorse che devono finanziare le opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della pubblica amministrazione, sostenere la patrimonializzazione delle aziende". Serve maggiore incisività. La leader di Confindustria mostra tuttavia grande apprezzamento per quello che è stato finora l'operato del governo: "La politica ha già portato avanti un inizio di autoriforma". E anche per l'opposizione, alla quale riconosce "un atteggiamento misurato, ha evitato di incoraggiare riforme di protesta estrema". Ma non basta: adesso occorre compiere un salto di qualità, ammonisce Marcegaglia: "Perché è questa l'ora di fare le riforme. Apprezziamo le azioni che sono state avviate. Ma occorrono maggiori incisività, rapidità, verifica dei risultati". Tornare alle liberalizzazioni. E occorre tornare in particolare a una categoria di riforme avviate e poi rimaste incompiute: le liberalizzazioni: "E' urgente riprendere il cammino interrotto delle liberalizzazioni nei trasporti, nelle comunicazioni, nell'energia, nelle professioni e soprattutto nelle società pubbliche a livello locale, dove stiamo assistendo all'avanzata impressionante del neostatalismo". Lo Stato non si sostituisca all'impresa. Quello che invece lo Stato non deve fare, a giudizio di Confindustria, è sostituirsi alla libera iniziativa imprenditoriale, dettando regole asfittiche: "Oggi lo Stato deve rimettere in carreggiata le economie e ridefinire le regole. Ma poi lo Stato dovrà rientrare nei suoi confini, lasciando all'impresa e al mercato il compito di guidare l'investimento, l'innovazione, la creazione di ricchezza. Sarebbe un tragico errore pensare che la crisi apra una nuova epoca, nella quale sia la politica, per riaffermare la propria supremazia, ad indicare le priorità nell'allocazione delle risorse, a condurre lo sviluppo, a scegliere le nuove tecnologie e i vincitori della competizione". Lo Stato paghi i debiti verso le imprese. Allo Stato Confindustria chiede anche di mantenere gli impegni finanziari con le imprese: "La montagna di crediti delle imprese verso le pubbliche amministrazioni è una patologia insopportabile. I ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati. Ci hanno spiegato che lo Stato e le altre amministrazioni non possono rimborsare subito tutti i debiti pregressi. Perché ciò innalzerebbe il debito pubblico valido per i parametri europei. Resto convinta che questa sia una vergogna e chiedo perciò quando e come saremo pagati". La coesione sociale patrimonio del Paese. Un sistema Paese equilibrato garantisce anche la coesione sociale, ricorda Marcegaglia: "La coesione sociale è un patrimonio del Paese. Solo uniti sapremo superare la crisi e tornare a crescere". Una considerazione che include anche i sindacati, Cgil compresa, alla quale la presidente di Confindustria rivolge un appello: "Auspico che la Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del paese, per il bene dei lavoratori. Spero che sappia riconoscere onestamente i risultati che conseguiremo per la produttività e le buste paga". Confindustria tifa per la Fiat. Da parte sua, Confindustria si impegna a dare il proprio contributo: "La crisi non ci deve far dimenticare che siamo una forza vera, il motore di questo paese. Noi amiamo i nostri prodotti, i nostri stabilimenti. Noi amiamo l'Italia. Vogliamo portare, con ancora più vigore, l'emblema del Made in Italy sui mercati del mondo". Come già sta facendo Fiat: "Se si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali sarà un ottimo risultato per tutto il paese. E noi tifiamo perché ciò accada". Ma perché le imprese, la produttività, i salari decollino, conclude Marcegaglia, bisogna però che la politica sappia "svecchiare il paese ed eliminare le incrostazioni corporative che penalizzano il rischio, il merito e il futuro dei giovani". (21 maggio 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-05-22 Marcegaglia a Berlusconi. "Riforme o a rischio la coesione sociale" "Senza le riforme, al passo corto che l'economia italiana ha mostrato negli ultimi dieci anni, il ritorno sui livelli produttivi pre-crisi non avverrebbe prima del 2013. Un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale". È l'allarme lanciato dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel corso della relazione all'assemblea annuale. "Il consenso che lei ha saputo conquistarsi è un patrimonio politico straordinario. Lo metta a frutto. Usi quel patrimonio per le riforme che sono necessarie. Lo faccia adesso". Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel corso della relazione all'assemblea annuale, rivolgendosi al premier, Silvio Berlusconi. "La crisi - ha aggiunto - non può essere l'alibi per non fare le riforme di cui abbiamo bisogno". "Nuove risorse sono necessarie per realizzare interventi", finanziare opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della p.a". Le risorse "devono venire dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l'incidenza della spesa corrente". "Le imprese sono schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltà di incasso dei pagamenti. Non bisogna far venir meno l'ossigeno del credito bancario". "Chiedo a tutte le banche che vivono con il territorio - ha aggiunto - di non abbandonare le imprese in questi momenti così difficili. Ci stiamo giocando il futuro del Paese". "Da imprenditori pretendiamo che i banchieri tornino a fare il loro mestiere: sostenere l'economia che investe". "Siamo il Paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil, contro il 9,5% dei Paesi avanzati. L'unica via sostenibile per difendere le prestazioni previdenziali e reperire le risorse per crescere è ritardare il ritiro dal lavoro". "Senza maggiore crescita, anche pensioni basse non potranno essere pagate". "Per le infrastrutture abbiamo apprezzato gli sforzi del ministro Matteoli volti ad accelerare i cantieri e riprogrammare le risorse disponibili a favore delle opere strategiche e di quelle immediatamente realizzabili" Il presidente di Confindustria ha sottolineato che "nonostante gli annunci, dagli stessi documenti ufficiali del governo (Ruef), non risulta alcun aumento degli investimenti pubblici nel 2009". "C'è una parola che nel dibattito della politica economica in italia è sparita: liberalizzazioni". "E' urgente - continua - riprendere il cammino interrotto delle liberalizzazioni nei trasporti, nelle comunicazioni, nell'energia, nelle professioni e soprattutto nelle società pubbliche a livello locale, dove stiamo assistendo all'avanzata impressionate del neostatalismo". Poi parla "con orgoglio" del "nostro modo di intendere e interpretare il fare impresa che scaturisce da una cultura aperta al nuovo, alla concorrenza e che sa forgiare una società multietnica". E a braccio, ancora più esplicitamente, dice che: "Una società multietnica è un valore". "Grazie, sono d'accordo su tutto. Una fotografia precisa della nostra situazione, delle cose che dobbiamo e vogliamo fare" è stato il commento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Che poi ha speso qualche battuta anche sul presidente di Confindustria: "Ieri sera la presidente di Confindustria è venuta a trovarmi a Palazzo Chigi e un commesso mi ha detto: "C'è di là una velina". Era la presidente, era in gran forma, elegante, tutta vaporosa perché aveva una cena: sembrava volasse sui tappeti di Palazzo Chigi". All'immagine di "velina" la Marcegaglia dice di preferire quella di "persona seria". "Ieri Berlusconi mi ha detto che ero molto elegante e ha aggiunto che sembravo una velina - ha detto Marcegaglia aprendo il suo intervento al congresso del sindacatao-. Non ho niente contro le veline, non mi dispiace che mi si dica questo. Quando si hanno più di 40 anni... Ma francamente preferisco quello che mi ha detto Raffaele Bonanni accogliendomi in questa sala, che sono una persona seria, libera e concreta". 21 maggio 2009
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-05-22 Marcegaglia "Coesione sociale a rischio senza riforme" di Nicoletta Cottone 21 MAGGIO 2009 ROMA 21 MAGGIO 2009 XVI CONGRESSO CISL NELLA FOTO RAFFAELE BONANNI, EMMA MARCEGAGLIA FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO ANALISI / Liberalizzazioni e pensioni i problemi irrisolti del Paese (di Nicoletta Picchio) IL PUNTO / Ma lo psicodramma non aiuta le riforme (di Stefano Folli) DOCUMENTO / L'intervento di Emma Marcegaglia Berlusconi: "Le rivoluzioni sono più facili delle riforme" Napolitano: "Sostenere imprese e famiglie contro la crisi" Scajola: "Governo al fianco delle imprese per rafforzare la competitività del sistema" Galleria fotografica Berlusconi, Marcegalia come una velina. La replica: "Sono un leader serio e concreto "Dai nostri archivi" "No alle riforme": Franceschini e lo stallo del Pd Bombassei: la situazione non è graveColaninno: merito è anche di chi vigila Confindustria: un'impresa su 10 fa fatica ad accedere al credito Crisi vera o allarmismo? Così il mercato perde la bussola Epifani: la riforma dei contratti? Non ora Finanziare le opere pubbliche rapidamente cantierabili, potenziare gli ammortizzatori sociali, rafforzare le garanzie sui prestiti alle imprese, onorare i crediti della pubblica amministrazione, sostenere la patrimonializzazione delle aziende. Di fronte alla peggiore recessione globale del dopoguerra, la mobilitazione di Confindustria, ha spiegato la leader degli industriali Emma Marcegaglia all'assemblea annuale di Confindustria, che si è svolta a Roma all'Auditorium, è stata immediata, puntando su "pochi interventi di massima efficacia". Ma, ora, questi interventi richiedono nuove risorse che dovranno venire "dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l'incidenza della spesa corrente". Questa è la strada che il Paese deve percorrere per cogliere tutte le opportunitá di crescita. Ora, le imprese, ha sottolineato Marcegaglia, "sono schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltá di incasso dei pagamenti. Non bisogna far venir meno l'ossigeno del credito bancario. Questa è stata, e sará la nostra prioritá assoluta. Se viene a mancare il credito tantissime imprese non ce la faranno ad arrivare all'appuntamento con la ripresa". Le risorse "devono venire dalle urgenti e indispensabili riforme strutturali che riducono l'incidenza della spesa corrente". Urgente anche riprendere il cammino delle liberalizzazioni, dai trasporti alle comunicazioni. dall'energia alle professioni, ma soprattutto nelle società pubbliche a livello locale, dove "stiamo assistendo - ha sottolineato la leader degli industriali - all'avanzata impressionante del neostatalismo" Non abbassare la guardia sulla crisi. La presidente di Confindustria ha chiesto di non abbassare la guardia sulla crisi perché "il Pil nel 2009 cadrà ben oltre il 4%, dopo aver lasciato sul terreno l'1% nel 2008. E il recupero si annuncia lento". Marcegaglia si é rivolta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, presente all'assemblea. "Presidente Berlusconi, ha un consenso straordinario, lo usi per fare adesso le riforme necessarie". E Berlusconi è seduto in prima fila e inquadrato dalle telecamere ha annuito e ha fatto il gesto di rimboccarsi le maniche, come a dire che non deluderà le aspettative degli industriali. Più tardi, nel suo intervento, il premier ha sottolineato come le rivoluzioni siano più facili delle riforme. Per Emma Marcegalgia "la crisi non può essere l'alibi per non fare le riforme", senza le quale vi sarebbero conseguenze anche sulla coesione sociale. Si aprano i cantieri. "Si aprano i cantieri" è l'appello del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che sollecita il Governo a dare il via alle infrastrutture pubbliche. La leader degli industriali ha sottolineato come "nonostante gli annunci, dagli stessi documenti ufficiali del Governo, non risulti alcun aumento degli investimenti pubblici nel 2009". A suo giudizio, invece, "per sostenere l'economia in questo difficile momento bisogna che si proceda, si stanzino e si rendano disponibili subito le risorse necessarie e, soprattutto, si aprano i cantieri". Se necessario allungare la durata della cassa integrazione. Bisogna agire ora e fare le riforme perchè, senza interventi, per la ripresa bisognerà attendere il 2013: "Un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale". L'invito di Emma Marcegaglia è rivolto a tutti a "lavorare perchè non vi sia nulla che possa innescare e mettere a rischio la coesione sociale". Coesione sociale che "é un patrimonio del Paese. Solo uniti sapremo superare la crisi e tornare a crescere. Se sarà necessario, insisteremo affinché si allunghi la durata della cassa integrazione", ha sottolineato Emma Marcegaglia, nella relazione all'Assemblea annuale di viale dell'Astronomia. Tanto più, ha detto la leader degli industriali, che negli ultimi 18 anni, la gestione della Cassa ha accumulato un saldo attivo di oltre 40 miliardi, che sono andati a finanziare i disavanzi pubblici. Marcegaglia ha giudicato positivamente le modifiche introdotte dal Governo sul nuovo metodo di conteggio delle giornate di retribuzione integrata per la Cassa integrazione e anche l'introduzione della Cassa integrazione in deroga. "Raccogliamo gli stimoli che vengono dal Libro Bianco del ministro Sacconi - ha aggiunto – a valutare se il nostro welfare é anche adatto per affrontare crisi lunghe e profonde, che potrebbero richiedere ampie ristrutturazioni di interi settori". Alzare l'età pensionabile. "Siamo il Paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil, contro il 9,5% dei Paesi avanzati. L'unica via sostenibile per difendere le prestazioni previdenziali e reperire le risorse per crescere è ritardare il ritiro dal lavoro". Per Emma Marcegaglia "senza maggiore crescita, anche pensioni basse non potranno essere pagate". Le imprese hanno una montagna di crediti verso la Pubblica amministrazione. Emma Marcegaglia ha anche puntato l'obiettivo sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione che tanto penalizzano le imprese. "La montagna di crediti delle imprese verso le pubbliche amministrazioni é una patologia insopportabile. I ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati". La spiegazione data agli industriali è stata che lo Stato e le altre amministrazioni non possono rimborsare subito tutti i debiti pregressi perché ciò innalzerebbe il debito pubblico valido per i parametri europei. "Resto convinta che questa sia una vergogna e chiedo perciò quando e come saremo pagati". Le banche tornino a fare il loro mestiere. "Da imprenditori, noi pretendiamo che i banchieri tornino a fare il loro mestiere: sostenere l'economia che investe, creare posti di lavoro, prodotti veri e non castelli di carta", ha chiesto la presidente di Confindustria. E allo Stato la leader degli imprenditori ha chiesto di non sostituirsi al mercato. No ad una nuova Bretton Woods. Per regolare il sistema della finanza bastano "principi condivisi di regolazione" e "un'efficace sorveglianza che ne assicuri il rispetto". Se il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ritiene necessarie regole comuni nell'ottica di una nuova Bretton Woods, la Marcegaglia dice "no" a regole troppo rigide, ma si dice favorevole a "ripensare le regole per la finanza". Per la presidente degli industriali, "la crisi finanziaria non nasce nei paradisi fiscali, che vanno combattuti per ragioni di equità. Non è dovuta agli hedge fund o al private equity". La crisi, ha ricordato Emma Marcegaglia, è esplosa nel cuore del sistema, nelle principali piazze finanziarie e poi è dilagata nel resto del mondo. "È lì che qualcosa non ha funzionato", "le regole c'erano, ma erano mal congegnate e i meccanismi di vigilanza si sono rivelati inadeguati e con gravi lacune" e "nel ridisegnare le regole, occorre modificare le norme pro-cicliche come Basilea 2 e nel contempo evitare la moltiplicazione inutile di norme e controlli che finirebbero per azzoppare i mercati finanziari". Tifiamo per Fiat. Se la Fiat "si affermerà tra i pochi grandi gruppi mondiali sarà un ottimo risultato per tutto il Paese. E noi tifiamo perché ciò accada". In merito all'operazione Fiat-Chrysler-Opel la leader di viale dell'Astronomia ha sottolineato che "la rimonta della Fiat dimostra l'importanza dell'innovazione e di un rapporto armonioso tra proprietà e management. Queste sono le carte importanti che sta giocando nella difficile partita del riassetto del settore automobilistico". Stroncare ogni collusione con la mafia. Tornando sul tema della legalità Emma Marcegaglia ha ribadito l'impegno del mondo imprenditoriale nella lotta per la difesa della legalità. "Ribadisco la volontà di Confindustria - ha detto - di stroncare ogni forma di contiguità tra le imprese e le organizzazioni mafiose. Le mafie controllano vaste aree del paese e le inchiodano all'arretratezza. Si genera così un circolo vizioso: il sottosviluppo alimenta la criminalità e questa crea un'economia parallela che offre impiego a vasti strati della popolazione, conquistandone la complicità". Per la Marcegaglia, "occorre spezzare questo cerchio infernale. Lo Stato deve riprendere il pieno controllo di tutto il territorio del paese". La leader degli industriali ha ricordato inoltre che la mafia non è un fenomeno che riguarda solo il Mezzogiorno ma anzi "si sta allargando e infiltrando, attraverso il riciclaggio, anche al Nord". Il federalismo non sia alibi per aumentare le tasse. "Il federalismo non deve essere in alcun modo una giustificazione per aumentare la spesa pubblica e di conseguenza la pressione fiscale. Giá soffochiamo di troppa spesa pubblica". Per Marcegaglia la nuova legge sul federalismo fiscale lascia in buona parte indefinite le modalitá di attuazione e le rimanda a successivi atti del governo. Ma le risorse, dice ancora, vanno assegnate in base non più al criterio di spesa storica ma a quello dei costi standard che devono essere finalmente definiti, con grande rigore e laddove giá esistano, come nella sanità, devono essere fatti rispettare. Auspico che la Cgil torni a operare con noi. "Auspico che la Cgil torni presto a operare insieme a noi per il bene del Paese, per il bene dei lavoratori. Spero che sappia riconoscere onestamente i risultati che conseguiremo per la produttività e le buste paga. I fatti ci daranno ragione" sulla riforma dei contratti. Per Emma Marcegaglia la riforma del modello contrattuale, ricorda Marcegaglia, é stata firmata da 34 organizzazioni d'impresa e sindacati. "Questo non accadeva dal 1993. Cisl e Uil sin dall'inizio hanno condiviso l'importanza di questo percorso" e la Cgil no. La riforma "favorisce a livello aziendale la promozione di incentivi per ottenere guadagni di produttività di cui beneficieranno anziutto i lavoratori", sottolinea Marcegaglia, "ho fatto di tutto di tutto per convincere la Cgil. Ma la Cgil non ha creduto in questo cambiamento e lei sola non ha firmato l'accordo. Noi abbiamo scelto comunque di andare avanti. La modernizzazione del Paese non può arrestarsi di fronte ai veti".
Liberalizzazioni e pensioni i problemi irrisolti del Paese analisi di Nicoletta Picchio commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 21 maggio 2009 Le liberalizzazioni. E le pensioni. In quest'anno di crisi, sono stati argomenti in secondo piano. Tutti concentrati sul capire le ragioni del crollo dei mercati e come arginarne le conseguenze drammatiche sull'economia reale. La caduta del Pil, la produzione e gli ordini a picco delle imprese, hanno messo in primo piano l'emergenza del credito al sistema imprenditoriale e degli ammortizzatori sociali. Ma i problemi profondi del Paese, quelli che negli ultimi anni ci hanno condannato a crescite striminzite, molto più basse degli altri partner europei, sono ancora irrisolti. E la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, li ha ritirati fuori nel discorso all'assemblea annuale: un welfare sbilanciato sulle pensioni, un'età pensionabile troppo bassa, un nuovo statalismo municipale. Anzi, per gli enti pubblici locali, ha detto la Marcegaglia, il Governo ha addirittura ridotto il grado di concorrenza che era stato faticosamente raggiunto, a causa di parte della sua maggioranza. La crisi è ancora in atto, il peggio è passato, ma risalire la china, secondo la presidente di Confindustria, sarà una strada lunga e difficile. Bisogna cominciare ad agire su due versanti: continuare a fronteggiare i problemi contingenti, ma guardare al futuro. Lo dicono i numeri: con il passo lento che la crescita italiana ha avuto, si potrà tornare ai livelli pre-crisi solo nel 2013. Troppo tardi. Nel Governo, però sta prevalendo la cautela. Specie sulle pensioni: "Le riforme si faranno nei tempi e con le persone giuste", ha detto Giulio Tremonti, ministro dell'Economia. "Stiamo valutando la sostenibilità del sistema pensionistico, non parliamone inutilmente", è il commento di Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. A dire sì, la Cisl di Raffaele Bonanni, mentre arriva qualche apertura dall'Ugl di Renata Polverini. Certo, ci sono le elezioni europee e l'argomento non porta consensi. Sarebbe però peggio condannare l'Italia a una crescita zero anche in futuro, quando gli altri riprenderanno se non a correre, per lo meno a camminare speditamente. 21 maggio 2009
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